Covid-19, bambini e tamponi: le ipotesi di uno studio. Viola: “Cautela, ma conferma che isolamento e igiene sono indispensabili”

Uno studio pubblicato il 13 marzo scorso sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Medicine, intitolato “Characteristics of pediatric SARS-CoV-2 infection and potential evidence for persistent fecal viral shedding” e condotto da un team di ricercatori del Guangzhou Women and Children’s Medical Center, in Cina, analizza, da un punto di vista epidemiologico e clinico, l’andamento dell’infezione da SARS-CoV-2 in 10 pazienti pediatrici: 6 maschi e 4 femmine di età compresa fra i 2 mesi i 15 anni.

Lo studio non ha rilevato sintomatologia grave in questi bambini, che presentavano febbre moderata, tosse e congestione nasale o diarrea. Anche le analisi strumentali non hanno mostrato segni di alterazioni gravi a livello polmonare, mentre il quadro infiammatorio (citochine) era alterato in quasi tutti i pazienti.

Il dato tuttavia più interessante – e al contempo preoccupante – riguarda l’escrezione del virus, studiata a livello sia respiratorio sia gastrointestinale. I pazienti, infatti, hanno mostrato positività al virus nei tamponi rettali, anche quando i classici tamponi orali davano ormai esito negativo. Cosa significa?

“Lo studio suggerisce come sia possibile la trasmissione oro-fecale del virus, anche se, come ammettono gli stessi autori, non vi è evidenza del fatto che il virus nelle feci sia attivo e, quindi, sia capace di infettare altre persone – commenta la prof.ssa Antonella Viola, direttrice scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza –. I risultati, inoltre, suggeriscono cautela nel considerare non contagioso un paziente che abbia un tampone faringeo negativo e, ancora, che il tampone rettale forse potrebbe dare indicazioni non solo dell’efficacia del trattamento, ma anche sulla durata della quarantena richiesta”.

Ancora una volta, i dati dimostrano che l’isolamento e l’igiene sono la prima arma per difendere i nostri bambini (e noi tutti) dall’infezione. Quindi restiamo a casa e laviamoci molto frequentemente le mani”, sollecita la prof.ssa Viola.